venerdì 8 aprile 2011

Fasi Lunari e seconda Lunazione

I diversi aspetti in cui la Luna appare nel corso di una lunazione si chiamano fasi; quelle che si riferiscono alle quattro posizioni principali prendono il nome rispettivamente di novilunio, primo quarto, plenilunio e ultimo quarto.

Il novilunio ( "La Luna Nera!", da leggere sempre con il tono drammatico della famosa zingara di un programma televisivo degli anni 90) segna l'inizio del mese lunare e si ha quando la Luna viene a trovarsi in congiunzione tra la Terra e il Sole: in questa fase la sua faccia visibile è completamente scura, in quanto i raggi del sole la colpiscono sul lato opposto alla terra. Inoltre compie il suo percorso nel cielo quasi totalmente di giorno (in quanto si trova dal lato della terra illuminato dal sole), e nei periodi in cui si allinea con il Sole può dare luogo alle Eclissi Solari.

Dopo circa 7 giorni la Luna, avendo percorso un quarto della sua orbita, si trova "di profilo" rispetto all'asse Terra-Sole, e viene quindi illuminata solo per metà: si mostra come un semicerchio con la convessità rivolta verso occidente come dice il famoso proverbio "gobba a ponente, luna crescente"... In realtà la gobba è rivolta perfettamente verso ovest solo all'equatore: man mano che ci si allontana da esso la Luna appare sempre più inclinata, verso l'alto se ci si trova nell'emisfero sud e verso l'alto nel nostro emisfero. Ecco perchè nelle giornate di falce di luna tra il novilunio e il primo quarto, possiamo ammirare lo Stregatto che ci sorride!

Il plenilunio si ha quando la Terra viene a trovarsi fra il Sole e la Luna che di conseguenza appare completamente illuminata, sempre bellissima e luccicante e si mostra in tutto il suo splendore. A meno ovviamente che non si trovi perfettamente allineata tra Sole e Terra, dando luogo alle suggestive Eclissi di Luna...

Infine, nell'ultimo quarto si ha la stessa situazione del primo, ma ribaltata rispetto all'asse Terra-Sole: vediamo sempre un semicerchio, ma la convessità questa volta è rivolta ad oriente: "gobba a levante, luna calante"...

Siamo entrati nella seconda lunazione qualche giorno fa con la Luna Nuova di aprile, in questo periodo le specie vegetali ed animali si sono svegliate dal lungo sonno invernale: molte femmine animali stanno già aspettando i loro cuccioli, gli uccelli hanno deposto le uova e la famosa nonna dispensa consigli direbbe che è il momento adatto per compiere rituali di accrescimento e fertilità ovviamente sempre in luna crescente mi raccomando!

Le camelie e le magnolie stanno fiorendo, c'è un albero di magnolia bellissimo vicino casa mia ed è un tripudio di fiori.



la magnolia più bella del mondo


I prati ormai li vedete...sono tutti verdissimi e la voglia di farsi una sana rotolata è forte in tutti noi.
A proposito di prati, so che possono sembrare quasi dei tappeti inerti ma il manto erboso è per lo più composto da Graminacee, più o meno sensibili alle condizioni climatiche ma comunque sensibili al rapporto con i ritmi naturali determinati dalle fasi lunari. L'operazione di taglio dell'erba è di fatto una vera e propria potatura e come direbbe la nonna effettuato in fase di luna calante comporta una ricrescita più lenta a vantaggio di una minore necessità di tagli frequenti... Un po' come i capelli che sono oggetto di una disputa tra me e la nonna: lei taglia i capelli in fase calante, così crescono di meno e deve andare di meno dal parrucchiere, meno spese, meno impegni... donna molta pragmatica. Io ovviamente al contrario li taglio sempre di Luna crescente, sperando di ritrovarmi con una folta capigliatura... differenze tra generazioni!

.::La Strega::.

sabato 26 marzo 2011

La prima Lunazione

La Luna, che brilla nel cielo notturno di una luce seconda solo a quella del Sole, ha colpito l'interesse e la fantasia dell'uomo fino dall'alba della sua storia. Molti calendari antichi (e anche alcuni moderni) sono basati sui cicli lunari, o lunazioni: il carattere variabile (lunatico direi!) della Luna, che passa dalla luminosità intensa della sua pienezza al ghigno della sua falce, fino a sparire del tutto e rinascere a ogni ciclo, è sempre stato associato nelle tradizioni contadine alla variabilità delle stagioni, e quindi collegato ai cicli della Natura e a quelli del raccolto.

Lo sapevate che l'anno solare è diviso in tredici lunazioni? Sono tredici perchè il ciclo lunare dura 29 giorni, quindi una volta l'anno ci sono due lune nuove in un mese... quest'anno succederà a luglio.
Ed il computo delle lunazioni si fa iniziare con la luna del risveglio che guarda un pò cade proprio in questo periodo, infatti la prima lunazione inizia con la luna nuova di marzo e si conclude con quella di aprile... abbiamo avuto la luna nuova il 4 marzo e il 19 c'è stata la luna piena, che quest'anno è stata anche grandissima!
Avrete sicuramente sentito che quest'anno il plenilunio di marzo è coinciso con il momento astronomico in cui la Luna era alla minima distanza dalla Terra, e quindi è apparsa più grande che mai. Noi ovviamente eravamo col naso all'insù per goderci la vista, ma siccome era troppo alta sull'orizzonte non abbiamo notato tutta questa differenza... ma era comunque bellissima come al solito.

In ogni caso, con la prima lunazione o lunazione di primavera inizia il risveglio della Terra, molte piante germogliano, i prati diventano più verdi, le giornate sono più lunghe, il cielo è sempre più azzurro (o almeno si spera... siamo un po' stufi di nuvole e pioggia)...
Ci sono un sacco di uccellini che cinguettano tra gli alberi e gli animali iniziano i rituali di accoppiamento quindi è tutto un tripudio di rinascita, di ormoni, di vita... e se lo fa natura perchè noi no? Questo è il periodo migliore per riprendere le nostre attività, le giornate sono più luminose e ti danno l'energia vitale di cui hai bisogno...

Come il contadino prepara la terra per la semina a noi tocca preparare il nostro piccolo mondo per gli impegni futuri, gettare le basi per tutto il lavoro, le relazioni e gli interessi che coltiveremo nei mesi a venire.

Consiglio della nonna:
quando inizia la fase calante (cioè ora! forza, giovani agricoltori!) ci si può dedicare alla potatura delle siepi e al riordino del giardino: i fiori recisi in fase di luna calante si mantengono freschi più a lungo...

Seguendo il consiglio della nonna oggi ho dedicato la giornata a sistemare il giardino... ora siccome non sono una brava giardiniera le mie piantine sembrano un po' spennacchiate ma riprenderanno vita presto... almeno lo spero!

.::La Strega::.

giovedì 3 febbraio 2011

CANDELORA - 2 FEBBRAIO

CANDELORA
DELL'INVERNO SEMO FORA
MA SE PIOVE E TIRA VENTO
DELL'INVERNO SEMO DRENTO

Così mi recitava mia madre quando si avvicinava il 2 febbraio.

Questa filastrocca è solo uno dei tanti proverbi e detti popolari che legano la festa della Candelora al clima, all'agricoltura e allo scorrere delle stagioni.

Ne esistono tantissimi, praticamente in ogni dialetto italiano: alcuni fanno riferimento ai futuri raccolti, altri addirittura alla futura vendemmia e alla qualitàdel vino, ma la grande maggioranza riguarda il tempo che faràdopo il 2 febbraio, se saràbello e mite o se invece il freddo durerà ancora fino all'arrivo della primavera (l'equinozio del 21 marzo).

Le posizioni sono contrastanti: alcuni proverbi dicono che se alla Candelora il tempo è brutto, l'inverno continuerà, come dice ad esempio il detto triestino:

"Quando vien la Candelora
da l'inverno sèmo fòra,
ma se piove o tira vento,
ne l'inverno semo drènto."

che è molto simile alla filastrocca della mia mamma.

Altri, al contrario, sostengono che più il tempo è bello, peggiore saràil seguito: ad esempio il detto toscano

"Se nevica o gragnola
dell'inverno siamo fora.
Se c'è sole o solicello
siamo ancora a mezzo inverno.
Se c'è sole o sole tutto
dell'inverno resta il brutto."

Anche gli anglosassoni concordano con questa versione: in Inghilterra vige il detto

"If Candlemas Day is clear and bright,
winter will have another bite.
If Candlemas Day brings cloud and rain,
winter is gone and will not come again."

e secondo la tradizione, il 2 febbraio è il giorno in cui l'orso (o il lupo, o il tasso, o il porcospino, a seconda delle versioni) esce dalla sua tana interrompendo il letargo per controllare il tempo che fa: se rientra nella tana, l'inverno dureràancora quaranta giorni (cioè fino all'equinozio di primavera), se invece resta fuori l'inverno è finito.

Questa tradizione ha dato origine negli Stati Uniti al Giorno della Marmotta (Groundhog Day), reso celeberrimo dal film omonimo (in inglese: da noi, "Ricomincio da Capo"), festeggiato anch'esso il 2 febbraio, in cui si guarda la tana di una marmotta per sapere che tempo farà: se la marmotta esce dalla tana, l'inverno è finito, se invece vede la sua ombra (quindi se c'è il sole) e si spaventa correndo di nuovo dentro l'inverno dureràancora.

Questi riferimenti agli animali e alle loro tane sono presenti anche nella nostra italica tradizione, come si vede dal proverbio piemontese

"Se l'ors a la Siriola la paia al fa soà
ant l'invern tornom a antrà"

("Se l'orso alla Candelora fa saltare la paglia (il giaciglio) si rientra nell'inverno")

Abbiamo capito quindi che al 2 di febbraio conviene osservare con attenzione il tempo (e le tane degli animali!) per capire cosa aspettarci dalla parte rimanente dell'inverno.
Ma cos'è la Candelora, e perchè si chiama così?


UN PO' DI STORIA

La festa della Candelora, o Festa della Presentazione di Gesù al Tempio, è una delle festività cristiane più antiche.

Una delle prime descrizioni che abbiamo della sua celebrazione viene dal cosiddetto Itinerarium Egeriae (I viaggi di Egeria), una lettera scritta nel quarto secolo da una pellegrina cristiana (Aetheria, o Egeria appunto) in cui descrive il suo viaggio in Terra Santa, con particolare attenzione alla liturgia e ai rituali che venivano svolti: tra questi appunto la celebrazione della presentazione di Gesù al tempio, che Egeria descrive come una festività molto sentita, quasi quanto la Pasqua, in cui si svolgeva una processione, il vescovo faceva un'omelia che aveva come argomento l'episodio relativo del Vangelo, e si celebrava la Divina Liturgia.

L'episodio della Presentazione al Tempio è narrato nel Vangelo di Luca (2:22-39). La Legge di Mosè prescriveva che il primo figlio maschio venisse portato al Tempio per essere redento e offerto a Dio: inoltre, la donna che aveva dato alla luce un maschio veniva considerata impura per quaranta giorni dopo il parto e passato questo periodo di tempo, doveva anch'essa recarsi al Tempio per completare la propria purificazione.
Giuseppe e Maria dunque, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, si recano al Tempio di Gerusalemme per completare questi due rituali, offrendo in sacrificio due giovani colombi (l'offerta dovuta dalle famiglie più povere).
Durante la visita, essi incontrano Simeone il Giusto, un uomo a cui era stato promesso che non sarebbe morto prima di poter vedere il Messia. Vedendo Gesù, Simeone capisce che la promessa è stata mantenuta, e prendendo in braccio il bambino recita il suo famoso cantico:

"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele."

Simeone predice a Maria che il suo bambino "è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima".
All'interno del Tempio Giuseppe e Maria incontrano poi Anna, un'anziana profetessa che riconosce anch'essa Gesù come il Messia.

Al tempo di Egeria, la festa si svolgeva il 14 febbraio, cioè quaranta giorni dopo l'epifania (che all'epoca era identificata come nascita di Gesù), ed era una festività minore: la sua importanza aumentò quando, sotto il regno di Giustiniano (527-565 d.C.), una spaventosa epidemia di peste colpì l'Europa e in modo particolare l'Impero Romano di Oriente.
L'Imperatore e il Patriarca di Costantinopoli ordinarono un periodo di celebrazioni e preghiere e in particolare, in corrispondenza con la Festa della Presentazione al Tempio, fu indetta una processione sacra (la Litia) per chiedere a Dio la liberazione dalla pestilenza. L'epidemia cessò poco dopo, e in segno di riconoscenza la Festa fu elevata a celebrazione più solenne. Successivamente, quando la nascita di Gesù fu spostata dal 6 gennaio al 25 dicembre, anche la Candelora arretrò nel calendario al 2 di febbraio.

La diffusione della Celebrazione verso l'Europa Occidentale fu abbastanza lenta, ma pervasiva: nel Medio Evo la festa, chiamata anche Purificazione di Maria, era ormai diffusa in tutto il continente.

Il nome popolare di Candelora viene dall'usanza di benedire, in questo giorno, i ceri che sarebbero stati usati durante l'anno a venire, tradizione che venne anche alimentata dalle parole di Simeone che si riferisce a Gesù come "luce per illuminare le genti". Questo almeno per la liturgia cristiana...

Infatti, come molte altre feste religiose, la Candelora tende a sovrapporsi nella storia a festività pagane precedenti: i Lupercalia a Roma e la festa di Imbolc (detta anche Oimelc) nei paesi di tradizione celtica (l'Irlanda in particolare).

"Imbolc" è una parola gaelica che significa "in grembo", mentre "Oimelc" significa "latte di pecora": questa festa invernale era collegata infatti, nelle antiche comunità irlandesi, alla gravidanza delle pecore e alla nascita degli agnellini che avveniva in questo periodo.
Era una festa di speranza per il risveglio della vita e l'arrivo della primavera: il latte che le pecore producevano era un'importante fonte di sostentamento soprattutto per gli anziani e i bambini della comunità nel gelo che caratterizzava il mese di febbraio.

La festa di Imbolc era sacra alla dea Brigit, che in epoca cristiana venne equiparata a Santa Brigida, la cui festa venne fissata al primo febbraio: inoltre, si usava festeggiarla accendendo candele e lumi nelle case, e per questo venne avvicinata alla festa cristiana della Candelora.
Non c'è evidenza di una vera e propria sostituzione, o trasformazione di Imbolc nella Candelora: anzi, le origini della prima (in Irlanda) e della seconda (a Gerusalemme e Costantinopoli) sono decisamente indipendenti, ma i tratti comuni della purificazione e della celebrazione della luce hanno portato alla sovrapposizione delle due festività.

Una qualche forma di sostituzione è invece più evidente nel caso dei Lupercalia romani.
Erano questi un'antica festività romana, che si celebrava il 15 febbraio, culmine del periodo invernale.
L'origine della festa si perde nel mito: alcuni la fanno risalire a un'usanza greca, celebrazione del dio Pan "dei lupi", cioè nella sua accezione di protettore del bestiame dagli attacchi dei lupi. Secondo altri la tradizione risale all'epoca di re Romolo, quando ci fu un lungo periodo di sterilità nelle donne di Roma.
I Romani si recarono sul bosco sacro a Giunone ai piedi dell'Esquilino per pregare la Dea, che rispose alle loro suppliche dicendo che le donne dovevano essere penetrate da un capro offerto in sacrificio: l'oracolo lasciò sconvolte le Romane, ma fortunatamente un augure etrusco interpretò il responso divino sacrificando un capro e tagliando dal suo corpo delle strisce di pelle, con cui poi le donne vennero "soltanto" fustigate. In ogni caso, il sacrificio funzionò e dopo dieci mesi lunari, le donne romane tornarono ad essere fertili.

Qualunque sia la loro origine, i Lupercalia erano una festa molto sentita a Roma, tant'è che venivano celebrati sul Palatino nella grotta del Lupercale, quella che secondo il mito vide i gemelli Romolo e Remo allattati dalla Lupa.
La loro celebrazione riuniva sia il rito di fertilità, sia quello di protezione dai lupi: dei giovani sacerdoti chiamati Luperci si recavano alla grotta dove venivano sacrificate delle capre, si iniziavano i nuovi sacerdoti e si dava un banchetto.
Dopo i giovani, con una maschera di fango in volto, le membra spalmate di grasso e con indosso solo una pelle di capra intorno ai fianchi, correvano tutto intorno al colle Palatino, frustando lungo il percorso il suolo (per la fertilità della terra) e ogni donna che incontravano con delle strisce di pelle delle capre sacrificate.
In questa corsa folle, i Luperci erano contemporaneamente Capri, che infondevano la fertilità nel suolo e nelle donne, e Lupi che correndo intorno al Palatino creavano una sorta di recinto magico a protezione delle greggi.

I Lupercalia furono una delle ultime festività pagane ad essere abolite dalle autorità cristiane nella Capitale.

Essi erano ancora celebrati sotto il regno di Papa Gelasio I (492-496 d.C.), sebbene all'epoca rimanessero probabilmente solo una celebrazione di folklore, senza i caratteri rituali delle origini: erano accompagnati, oltre alla celebrazione di cui sopra, da fiaccolate e accensioni di luci in tutta la città (riecco le candele!).
Gelasio scrisse una lunga lettera al senatore Andromaco, in cui stigmatizzava la festa come un residuo di superstizioni e riti pagani, e condannava fermamente la partecipazione dei cristiani alle celebrazioni. Non sappiamo se i Lupercalia furono aboliti in quello stesso anno o in seguito, ma di certo la lettera del pontefice ebbe l'effetto sperato.
Gelasio fu anche il Papa che introdusse le celebrazioni della Candelora nella liturgia romana: essa si festeggiava allora ancora il 14 febbraio, quindi in perfetta concomitanza con i Lupercalia, e anche i caratteri di purificazione e festa della luce delle due festività erano simili.

Questo ha portato molti ad affermare che la Candelora fu introdotta con l'esplicito fine di sostituire la festa dei Lupercalia: l'Enciclopedia Cattolica nega decisamente questo fatto, affermando che non c'è alcuna connessione fra i due eventi, e anche l'Enciclopedia Britannica sostiene che non c'è alcuna prova del fatto che Gelasio sostituì i Lupercalia con la Candelora.

Certo è che Papa Innocenzo XII (1615-1700) era convinto che la festa della Candelora fosse stata creata proprio per sostituire antiche tradizioni pagane: egli afferma in un suo sermone che i suoi predecessori non riuscirono ad estirpare l'antica usanza di fare fiaccolate e accendere candele all'inizio di febbraio, che derivava dal mito di Plutone e Proserpina (il famoso mito racconta che il Dio degli Inferi si invaghì della giovane dea figlia di Cerere, e la rapì portandola nel suo regno sotterraneo: la madre la cercò ovunque, facendosi luce con le candele nell'oscurità), e quindi sostituirono semplicemente il mito che stava dietro a queste fiaccolate con la celebrazione della Vergine Maria.

Che si sia trattato di sostituzione vera e propria oppure no, la Candelora è uno dei classici esempi di come una festa cristiana si sia andata a sovrapporre a usanze precedenti (Lupercalia e Imbolc sono due di cui abbiamo testimonianza, ma anticamente c'erano sicuramente molte feste all'inizio di febbraio che auspicavano il ritorno della primavera, della luce e della fertilità della terra), venendone contemporaneamente influenzata, specialmente nelle sue forme più popolari.